Orti scolastici

STATT’ACCORTO: L'ORTO DI PACE DI PONTICELLI (NAPOLI)

Beh…dovrebbe essere abbastanza evidente che ci troviamo nella zona del napoletano ed in particolare nella zona periferica di Ponticelli. Il Bordiga III è una scuola media che quest’anno ha partecipato al progetto “Scuole Aperte” finanziato dalla regione Campania con un modulo sull’orto scolastico.

Io e Peppe abbiamo proposto questo modulo ed abbiamo avuto la fortuna di poterlo realizzare in collaborazione con Paola ed Emanuela e gli insegnanti della scuola. Prima di raccontarvi il nostro orto vorrei presentarmi, perché questa esperienza è stata molto significativa per me oltre che per i ragazzi che abbiamo guidato e accompagnato per qualche mese.

Sono una tecnologa alimentare cresciuta nel casertano in un paese dove la principale occupazione è, o meglio era, quella agricola. Mio nonno era un imprenditore agricolo, ma nonostante ciò o forse proprio per questo l’agricoltura e la natura sono state sempre da me considerate come qualcosa di “scontato”, anzi ricordo più i momenti di sconforto per il raccolto perduto a causa di una grandinata improvvisa o di un attacco di parassiti che i momenti di gioia, a differenza di quanto mi raccontava mia mamma, parlando della sua bellissima adolescenza (erano veramente altri tempi)…E mai avrei immaginato di emozionarmi alla vista di una piantina spuntata da un semino. Eppure è successo…Da qualche anno ho cominciato a stare a contatto con i ragazzi facendo didattica nelle aziende agricole, avvicinandomi certamente alla natura in tutte le sue “sensate” forme, ma il percorso con i “difficili” ragazzi del Bordiga è stato straordinario: e questo grazie all’”effetto orto”.
Periferia di Napoli, altissimi palazzi, distese di cemento e quel po’ di verde coperto dai rifiuti, tanto degrado “umano” e ambientale, pochissime “sane” opportunità, tanta delinquenza e micro-delinquenza.
Scuola Bordiga grigia di cemento, vetri spaccati, guardia giurata a sorveglianza dell’entrata e dell’uscita dei ragazzi, piccola dotazione di terreno ricoperto di erbacce e rifiuti giunti volando dalla strada attraverso la cancellata, grigia anch’essa. 15 ragazzi decidono di partecipare al progetto per non tornare troppo presto a casa e sulla strada, 15 ragazzi con grande bisogno di affetto ed attenzione, mascherato da atteggiamento da duri, e rara generosità. Il periodo delle piogge invernale, chiusi nell’ampia aula scolastica, è stato difficile da gestire e superare, ma appena iniziato il lavoro a contatto con la terra, abbiamo potuto assistere e, per nostro privilegio, prender parte al percorso di crescita e di espressione delle singole potenzialità dei ragazzi, ognuno a proprio modo, attraverso una comunicazione oltre che verbale anche e soprattutto emotiva, emozionale e tattile. Abbiamo avuto il privilegio di condividere con i ragazzi momenti molto forti legati al lavoro nell’orto, alla nascita, la cura e la crescita delle piantine che ci hanno letteralmente rapiti.
Il lavoro nell’orto è stato a momenti duro e faticoso, ma il contatto con i ragazzi e la possibilità di condividere con loro tale fatica ci ha resi determinati anche nei momenti in cui la stanchezza si faceva sentire, come nei giorni fortemente assolati. È stata un’esperienza di forte crescita per tutti noi: i ragazzi hanno dimostrato un profondo entusiasmo ed una spiccata sensibilità e noi operatori abbiamo avuto il piacere di condividere con loro l’esperienza della creazione di un orto, al quale i ragazzi, attraverso democratiche elezioni, hanno attribuito il nome di “STATT’ACC…ORTO”(“STAI ATTENTO”: ammonimento a chiunque avesse cercato di “distruggere” o “prendere senza permesso” i frutti del loro duro lavoro).
Mi piace dire che il nostro è stato un “orto di pace” e la cosa ha anche un riscontro: passare dall’immagine dei ragazzi che inizialmente scorticavano gli alberi e schiacciavano gli insetti alla loro mortificazione quando gli fu spiegata la funzione della corteccia ed alla loro ricerca delle coccinelle che, poggiate sul palmo della mano, portavano con gran cura sulle piantine per difenderle dagli attacchi dei parassiti.
Ho deciso quindi di scrivervi a nome anche delle persone stupende che hanno condiviso con me questo percorso e dei ragazzi dell’orto di pace del Bordiga III, sperando che questo mio racconto possa rendere almeno un po’ l’idea di quello che io chiamo “effetto orto”.

Mariarosaria