Letture

NEVE SULL'ORTO

Bienvenu à la neige!

I miei alunni mi hano tempestato di domande, ed in parte si sono dati da soli le risposte, sul nostro orto seppellito da una coperta di neve questo venerdi 28 novembre 2008.
"Farà bene la neve all’orto?"

"Cosa succederà alle piante, lì sotto?"
No, non mi è sembrato il caso di insistere sugli aspetti naturalistici o biologici della faccenda: le automobili che scivolavano e derapavano lungo il pendio, quelle sì che erano da spiegare "fisicamente". Il nostro orto no, quella era pura magia ed era tempo di raccontare una favola.
Una favola che sta tutta là, nelle preziose forme che ha assunto il lungo e slanciato Tagetes minuta sotto tutto quel bianco, come se i fiori avessero messo un cappotto, una lunga e ricca palandrana invernale.
Le piantine più piccole, le fragole appena messe a dimora, quelle dormivano, assorte nei loro sogni di primavera e di maggio, ma l’agrifoglio donatoci dalla madre di un’alunna, quello invece tra la neve se la gode e vuole raccontarci magiche e celtiche saghe.
Ho fatto in tempo a mettere a dimora tanto in ottobre che in novembre, abbiamo raccolto il mais nostrano e i girasoli, le ultime zucche.
Alcuni ragazzi a casa stanno verniciando i cartelli dipinti con i nomi delle nostre essenze, altri ancora stanno imbustando i semi, molti stanno ridistribuendo a nonni e zii i semi delle piante salvate: anche il riposo invernale può essere fruttuoso per l’orto.
Così, ciò che è adesso in campo, le verze, diverranno più croccanti con il gelo e così i cavoletti di Bruxelles. Gliel’ho dovuto spiegare ai miei piccoli, tutto ciò che ora è nell’orto può soltanto giovarsi del freddo, e quella neve che manda in bestia gli automobilisti  ("In montagna la neve deve stare, mica in città!") è una medicina sicura per il terreno. Sotto la pioggia fame, sotto la neve pane, mi è toccato rammentare a me che vengo da vicino Salerno a questi giovani vallassinesi.
La favola, già, la favola… la favola è narrata, non l’hai ascoltata? Era là, magica ed evidente, nei minuti che vi ho lasciato contemplare fuori dalla finestra. Chi ha osservato sotto il faggio l’ha assorbita proprio tutta, chi invece guardava le utilitarie fare le capriole ha ascoltato un moderno, "automatico" racconto.

Teodoro Margarita
Asso (CO)