Letture

INTERVISTA A NADIA NICOLETTI

Cara Nadia,
ricevere ogni settimana il tuo ortogiornale è una grande gioia, spero davvero che gli squarci freschi e allegri che ci arrivano dal tuo angolo benedetto di terra tocchino tanti cuori, e spingano molti altri insegnanti a volere provare anche loro, e comunicare, un po’ di quella gioia.
 Mi è però venuta la curiosità di sapere qualcosa del tuo percorso. Ti faccio quindi qualche domanda.


PIA  Come si è evoluta la tua esperienza del fare orto a scuola nel tempo? Come sono state le reazioni dei bambini, erano tutti entusiasti, c’erano anche i refrattari, o un po’ dell’uno un po’ dell’altro? Erano più ricettivi i figli dei contadini, o quelli dei professionisti, degli operai?

NADIA Devo dire subito che io insegno da molti anni, quasi trenta e ho insegnato sempre in Trentino, dove abito. Per alcuni anni ho insegnato in paesi della provincia, ma da circa venti insegno in città.

La mia esperienza con gli orti didattici è partita proprio nelle scuole della città. La prima scuola era una scuola del centro, la Raffaello Sanzio, poi c’è stata la scuola del quartiere di Madonna Bianca e infine la scuola di Villazzano.
La grande fortuna che ho avuto è stata quella di trovare, in tutte e tre le scuole, uno spazio predisposto per l’orto. E’ una cosa piuttosto rara che una scuola abbia uno spazio per questa attività, e le scuole dove sono stata, lo hanno tutte. Poi ho sempre trovato colleghi che hanno condiviso con me questa esperienza e questo non è poco.
In particolare la scuola dove insegno ora, la scuola di Villazzano ha uno spazio piuttosto grande adibito a questo scopo, dove ci sono tutte le attrezzature che servono per l’attività: il rubinetto dell’acqua, il cumulo per il compostaggio, un piccolo deposito per gli attrezzi dei bambini e così via.
Dunque il mio approccio con l’attività dell’orto didattico è stato, sempre, con i bambini di città. Nel corso degli anni io non ho notato differenze molto sostanziali fra i bambini, nel senso di maggiore o minore ricettività. Ho notato sempre un grande entusiasmo verso questo tipo di esperienza, anche se è vero che ci sono bambini che si appassionano più di altri e poi vogliono continuare anche a casa, coinvolgendo le famiglie e in particolare i nonni.
Nel corso degli anni ho avuto un’utenza piuttosto varia, ma direi che non ho notato differenze significative.
Spesso mi chiedono perché faccio l’orto a scuola. Esiste una forte motivazione di tipo pedagogico, ma devo dire subito che lo faccio soprattutto perché mi piace.
Sono convinta che sia un’attività che porta con sé moltissimi spunti, che dia modo di ampliare altre conoscenze. Facendo un orto si possono avere moltissime ricadute, un po’ in tutti gli ambiti disciplinari.
Per farti un esempio, quando faccio un orto posso misurarlo, per dividerne gli spazi e questa è geometria che farò con i bambini più grandi. Ma posso osservare il ciclo di una pianta dalla semina al raccolto dei frutti e questo è un contenuto scientifico. Poi, se voglio posso scrivere e raccontare le varie esperienze, tenere un giornalino e questo rientra nella linguistica. Ma posso fare molto altro. Diciamo che è una bellissima attività di tipo trasversale. Questo non è poco, se pensi che spesso, per far amare le attività ai bambini dobbiamo lavorare molto… con la fantasia.
Poi, io personalmente, sono convinta che nella scuola elementare i bambini abbiano bisogno anche di imparare a “saper fare”, proprio come competenza.
Troppo spesso si propongono attività slegate dall’esperienza diretta che i bambini difficilmente riescono ad amare.
L’orto è una delle attività che in genere piacciono, forse perché è legata alla terra e conseguentemente al cibo che mangiamo. I miei bambini hanno sempre avuto una grande simpatia per queste attività.

PIA Tu, Nadia, hai avuto un orto, un giardino fin da piccola, o arrivi come me da una condizione di “analfabetismo agricolo” superata per, diciamo, una sorta di “conversione del cuore”?

NADIA  Io sono nata in un paese del Trentino, a Vigolo Vattaro, nel 1957. In quegli  anni, le famiglie contadine qui in paese, erano ancora molte, non come adesso.
I miei genitori non erano contadini, ma ho sempre visto coltivare la terra e sono vissuta in un ambiente di tipo rurale. Ho imparato molto da questo tipo di ambiente.
Molte cose che riguardano l’orto e il giardino mi sono state insegnate da mia mamma e da mia nonna.
In particolare mia nonna era molto appassionata di fiori che coltivava con grande amore. Ancora adesso la gente del paese ricorda il suo terrazzo ricolmo di gerani ed ortensie che lei curava tantissimo.
Da sempre in casa si è coltivato l’orto e sempre nelle mia casa c’è stato un giardino. Era un giardino molto semplice: le rose, qualche margherita, le dalie, le peonie, i delphinium. A primavera i narcisi.
Uno dei ricordi più belli è legato alla scuola materna perché a primavera tutti noi bambini  andavamo nell’orto della scuola a coltivare un pezzettino di terra. Ricordo ancora quei momenti…con il cappellino bianco e il grembiulino…era una festa!
Diciamo dunque che negli orti e tra i fiori del giardino ho imparato a stare da quando ero piccola. Mi lasciavano pasticciare e credo di aver combinato più di un guaio nell’orto di casa.
La passione vera e propria però è venuta, per me, negli anni successivi.
E’  nata dall’incontro con mio marito che è laureato in agraria ed è un appassionato di botanica e di piante. Poi  è cresciuta e si è sviluppata da quando ho preso in gestione, insieme a lui, quello che era l’orto della mia famiglia e il giardino intorno alla mia casa.
E’ stata una passione che con il tempo è cresciuta e si è consolidata.
Ora, da qualche anno, ho incominciato a interessarmi oltre che di orti e giardini, anche di rose, sia dal punto di vista botanico che come coltivazione. Ne è nata una grande passione.

Nel mio giardino ho una piccola collezione di rose, mi piace studiarne le caratteristiche e sono in contatto con altri appassionati.

 

PIA Come pensi possa evolvere questo nostro esperimento di orti di pace? Cosa pensi del portale, cosa manca, cosa è di troppo, e come possiamo arrivare da questa prima fase, in cui cerchiamo di raccontare quello che c’è, all’altra, auspicata, in cui vorremo vedere che i semi da noi sparsi cominciano a germinare?

NADIA Credo che il portale così com’è vada bene. Personalmente lo trovo interessante nell’impostazione perché è un portale che dà spazio a tutti quelli che hanno voglia di contribuire.

Il mondo degli orti e la sensibilità per questi argomenti sta crescendo. Sarebbe bello se altre persone raccontassero la propria esperienza e che altri insegnanti raccontassero di orti che ci sono nelle scuole.
Io penso che tutte le esperienze, anche le più semplici, vadano valorizzate, apprezzate e tenute in considerazione.
PIA  Pensi che sia una buona idea comporre una mappatura degli orti scolastici e degli appezzamenti in Italia? Ma per fare questo bisogna che chi ci legge ci mandi ogni tanto qualche notizia! Superando magari la timidezza. Mi piacerebbe tanto!
NADIA Come insegnante noto spessissimo una certa paura di sbagliare nei  colleghi. A volte l’idea di coltivare un pezzo di terra con i bambini, spaventa.
Io penso sia importante che questa attività venga sentita dall’insegnante, ma è altrettanto importante che ci sia uno spazio adatto. Mi spiego. Se in una scuola non c’è lo spazio per un orto, ma c’è lo spazio solo per un albero, io proporrei di piantare almeno un albero da frutto.
I bambini hanno bisogno di attività che li aiutino a capire da dove viene il cibo.
Se, ad esempio, a Milano riescono a far crescere un ciliegio e mangiare le ciliegie, quei bambini se lo ricorderanno per sempre. Non so se sono riuscita a spiegarmi. Il discorso sarebbe lungo…
Basterebbe una cassetta con la terra… In autunno si semina il grano, poi lo si vede crescere, si raccoglie, si macina, si fa il pane. Vi assicuro che per quei bambini quel pane sarà magico.
La stessa cosa si può fare con il mais, oppure basterebbe coltivare delle aromatiche nei vasi, per affrontare poi un percorso con il mondo degli odori. Ci sono tantissime attività che si potrebbero affrontare. Certo, avere un orto è il massimo, ma si può anche pensare a qualcosa di alternativo.
Credo sia importante, nella nostra scuola, oggi, trovare il modo di inserire queste attività perché arricchiscono il patrimonio di conoscenze dei bambini.