Orti condivisi e terapeutici

L'ORTO DI PENNABILLI IN VAL MARECCHIA

Anni fa mi trovavo a Petrella Guidi; Gianfranco Zavalloni mi telefonò per raccomandarmi di andare a conoscere Alberto Olivucci, presidente di Civiltà Contadina, nel suo bellissimo podere di San Leo, e, nella vicina Pennabilli, Gigi Mattei, per vedere l’orto da lui realizzato nel 2001 nella Scuola Media (oggi Secondaria di 1° grado) “Padre Orazio Olivieri”.

Era la prima volta che visitavo un orto scolastico, e faticai a nascondere il mio entusiasmo di fronte al riserbo di Gigi Mattei, schivo eppure caparbio nella sua determinazione a educare i bambini lungo la via dell’orto. L’orto dell’incontro, l’aveva battezzato, suppongo per sottolineare come, nell’orto, si incrocino saperi e generazioni differenti. Al recente convegno di Cesena sugli orti ho poi incontrato alcune maestre che c’erano appena state, traendone ispirazione.
Ecco come lo descrivono: “L’orto dell’incontro è nato da un progetto dell’Istituto Comprensivo che ha coinvolto tutto il territorio: popolazione, comune ed Ente Parco del Sasso Simoncello. L’orto occupa una parte del terreno della scuola ed è stato ampliato grazie alla disponibilità di un privato che ha permesso l’utilizzo di un piccolo appezzamento adiacente all’edificio scolastico. L’orto è suddiviso in tre settori: uno per le erbe officinali (che è stato recintato), uno per le erbe aromatiche, e uno per gli ortaggi. La scelta delle piante da coltivare è stata dettata dalla necessità di far riscoprire ai ragazzi le conoscenze e i sapori del passato coltivando prodotti non più reperibili nei nostri supermercati. I ragazzi sono stati coinvolti attivamente nel progetto; ognuno di loro si è “sporcato le mani” nell’orto assieme ai nonni che hanno portato le loro competenze e il loro desiderio di rapportarsi con nipoti così diversi e distanti, trovando così una via per comunicare, conoscersi e apprezzarsi. E’ stato presentato anche il “seed-saver”, il custode dei semi: un anziano agricoltore che possiede e mantiene semi e piante della tradizione.”
Ora a me pare, ma potrei sbagliare, che la parte recintata contenesse non le officinali, ma le piante velenose: ecco il motivo del recinto! Gigi Mattei mi aveva regalato dei semi di cicuta, e mi aveva spiegato l’importanza didattica (e non solo!) di far riconoscere piante pericolose per l’uomo e gli animali. Io avevo seminato la cicuta, poi però mi ero spaventata all’idea che qualcuno la scambiasse per prezzemolo, e, non senza un po’ di rammarico, l’avevo buttata via.
Quanto agli ortaggi coltivati dagli alunni di Gigi Mattei, ne ho avuto l’elenco da Gianfranco Zavalloni:
sedano e prezzemolo di Scavolino, zucca da campo, zucca gialla, zucchina, zucca “da bellezza”, cetriolo, zucca “borraccia”, atreplice blu e verde, bietolona selvatica, pannocchia di Soanne, cece di Ca’ Monino, fagiolo rosso rampicante, fagiolino bianco rampicante, fagiolino giallo, fagiolino dell’occhio mangiatutto, fagiolino dal metro, mezza fava, pomodoro giallo, pomodoro nero di Crimea, pomodoro Risentraube, pomodoro White Wonder, pomodoro pendolino giallo, pomodoro liscio, parata quarantina bianca, patata quarantina rossa, lattuga rossa, lattuga da palla, aglio rosso di Ancona, asparago verde, scalogno della Penna.
Come potete vedere, si tratta di una curiosa mescolanza di ortaggi comunissimi, di altri tradizionali della regione, di altri ancora conservati sia da Kokopelli che da Civiltà Contadina.
Padre Orazio Olivieri, cui è intestata la scuola, fu tra i primi stranieri a visitare il Tibet, non ricordo più in che anno ma mi pare nel Settecento (ho da qualche parte una bella pubblicazione regalatami da Marina Giudici di Petrella Guidi); è autore del primo dizionario dal tibetano, che fece da base, a inizio Ottocento, al primo dizionario inglese-tibetano.
Quanti semi a Pennabilli!
                                                                                    Pia Pera