Letture

L'ORTO DI FIAMMETTA

Ero bambina quando ho provato a mettere dei piccoli semi nella terra, e poi pian piano vedere crescere le mie prime piantine. Ricordo “milioni” di cetriolini piccolissimi a forma di corno, li chiamavano proprio ”i milioni“.
Da allora coltivare l’orto per me è stata una passione. Ho coltivato verdura per nutrire la mia famiglia, per risparmiare, per piacere. E l’orto è cresciuto con me, con l’esperienza di ogni giorno. Coltivare un orto è un po’ come crescere i bambini, l’esperienza del primo ti serve per crescere gli altri.
Provavo meraviglia nel vedere spuntare da un seme invisibile una fogliolina e poi svilupparsi fino alla “opera compiuta”, e provavo soddisfazione nel bagnare le piantine,  e nutrirle con il letame degli animali del cortile, togliere le erbe intorno per farle respirare  bene. Questa meraviglia la provo ancora oggi che ho quasi 80 anni e la salute fa cilecca. Una volta trascorrevo almeno due ore al giorno nel mio orto, le prime due del mattino. Ora  faccio una gran fatica, tiro la lingua, ma anche se ho passato la notte in bianco, anche se posso usare solo la mano sinistra, vado nell’orto e faccio quello che posso, ci sto per 10 minuti poi mi accuccio sulla terra come un ortaggio io stessa ed attendo finché riprendo le forze,  poi mi fermo ancora. Quando piove forte o nei giorni troppo freddi d’inverno non posso stare nell’orto e allora sento che il mio corpo è “diverso”.
Dicono che fare l’orto sia terapeutico.
I semi
Con l’esperienza ho imparato a raccogliere i semi dei miei ortaggi. Mi capitava di vedere  “andare in semenza” delle belle lattughe bionde o dei sedani fragranti ed allora mi dicevo: “poverini, non voglio buttarli via, raccolgo i loro semi”. Lascio seccare bene il ramo prima di tagliarlo dalla pianticella perché il seme deve essere ben maturo se vuoi che “funzioni” al momento giusto, poi li divido dal baccello, e li conservo nei vasetti.
Questi semi durano anche tre anni. La semina deve però avvenire al momento giusto, se sbagli il seme non germina perché ogni seme “sa” quale è il suo momento ed è necessario conoscerlo.
Se le rape  si seminano a San Giacomo si avrà un gran raccolto, mia suocera – buon’anima – quando raccoglieva le patate, appunto a San Giacomo,  gettava lì il seme delle buone rape.
A San Giovanni invece conviene annodare l’aglio  così i bulbi diventeranno più grandi, come se anche i Santi mettessero lo zampino nell’orto.
I semi nati dalle nostre verdure hanno maggiori possibilità di riuscita di altri provenienti da altre zone. Ad ogni semina cambio il campo, seguo la rotazione perché le verdure possano trovare nel terreno il nutrimento necessario. Cerco di non affiancare verdure che non vanno d’accordo tra loro, per esempio,  le melanzane con i peperoni o con i pomodori, e diffondo i   gialli tagete perché tengono bene alla larga i pidocchi.
Mi piace l’idea di avere la complicità della luna, così nella semina  tengo conto  se è calante o crescente.
Ma le mie verdure non prendono “la scossa”, cioè non le bombardo coi concimi chimici, adopero solo il letame delle mie galline e dei miei conigli. La frutta e la verdura che hanno preso “la scossa” sono grandi e belle. Le mie che sono naturali sono più piccole , non sono spettacolari però sono buone e sono sane. Io coltivo per ottenere “il più buono” e “non il più bello”. E poi io sono convinta che bisogna accontentarsi di quello che la terra dà e rispettarla.
Cucinare
Coltivo anche per arricchire la mia cucina, se non avessi l’orto non saprei cosa cucinare. Grazie al mio orto sono creativa e mi sbizzarrisco a creare pietanze appetitose, le verdure e la frutta s’incontrano nei miei piatti creando sapori anche sorprendenti.
Avete provato l’insalata con mele e Kiwi? E il risotto con zucca e cavolo nero? Ed immaginate cos’è la parmigiana con le mie melanzane dell’orto.  Mio nipote Federico ha preparato un elenco dei “piatti della nonna” da lui preferiti, in cima  ha scritto “gnocchetti di zucca e castagne”.
Per il pranzo di Natale metto in tavola la mia famosa mostarda fatta con la mia frutta e la mia verdura. Quello è un momento magico per me. La fatica, le attese, le stagioni, il sole e la pioggia , le fibrillazioni  e i malanni.. tutto si mescola in un sapore magnifico che sa di gioia
E il mio orto alla fine è proprio questo, una gran gioia.
Fiamma  Garzoli