Letture

L’ORTO DELLE CONSOLAZIONI (BRESCIA)

Tempo d’inverno, rigido, da lupi, lupi che dalle mie parti sono tornati davvero. La galaverna, come qui chiamiamo il freddo che condensa anche l’aria in filamenti lucenti di ghiaccio, ha steso il suo mantello sui lembi di campagna sopravvissuti a ridosso di Brescia. E’ il grado zero per ogni ortolano e giardiniere: il riposo con la terra, ripensando alla terra nella stagione trascorsa da poco. Una cosa che m’ha dato soddisfazione quest’anno è stato coltivare qualche aiuola ad orto nel piccolo giardino di Santa Maria delle Consolazioni, un antico oratorio santuario nel cuore della mia città. Mi aveva sempre affascinato l’idea di un orto che crescesse accanto alla chiesetta in cui officia da anni con appassionata tenacia  don Piero, uno sherpa  della parola divina ed umana. Un fazzoletto di terra racchiuso in un pugno di pietre evocative alla massima potenza, quasi visibile parlare della storia di Brescia. L’ultimo giardiniere Angelo Canossi, uno dei nostri massimi poeti che da qui negli anni Venti scriveva a D’Annunzio. Diciamo che la sfida era intrigante, troppo per non essere raccolta. Detto fatto, mi sono armato di paletta, poche piante di pomodori e patate. Il terreno avrebbe fatto il resto, aveva sottolineato ironico un vecchio ortolano. Sabbioso al punto giusto lo è questo terrazzamento incastonato nella scaglia di cipressi e querce del parco collinare che occhieggiano da dietro l’alto muraglione del santuario. L’ironia stava piuttosto nella garbata allusione ai lazzaretti che a più riprese erano stati ospitati proprio nella chiesetta e alla voce popolare che voleva i terreni probabili sepolture di quei poveretti scomparsi durante le varie pestilenze. Ad ogni modo in tanto delicato equilibrio di ruta selvatica ed altre belle erbe della famiglia delle spontanee, tra cui occhieggiano il merlo ed il pettirosso, ho operato cercando di integrare e non stravolgere: giusto la fossetta per inserire le piantine di pomodoro, i bulbi della patate e poco altro, con parsimonia, come l’acqua: ci scordiamo spesso che i pomodori arrivano dal centro – sud America dove non pioveva e non piove molto. Qualche intervento di manualità ordinaria, come l’eliminazione dei germogli collaterali alle piante in crescita e la solita dose di pazienza per arrivare ad un raccolto ricco di quei profumi e quelle soddisfazioni ogni volta di un peso imponderabile ma irrinunciabile.
Vittorio Nichilo