Piante

LA GRANDE FOGLIA DI ORTIDIPACE

Appartiene a Gunnera manicata, su cui Libereso Guglielmi ha scritto questo articolo, che pubblichiamo per gentile concessione della rivista ROSANOVA

Storie di giganti, di pesti e invasori
di Libereso Guglielmi
Quando accompagnavo il prof. Mario Calvino lungo la strada di San Giovanni, a Sanremo sino alla sua grande proprietà ricca di molte delle piante raccolte durante i suoi avventurosi viaggi nei paesi tropicali ed equatoriali, egli usava raccontarmi storie di piante e popoli, curiose e affascinanti.
Un giorno ricevemmo semi di una pianta dalle foglie gigantesche, e fu così che  conobbi per la prima volta la Gunnera manicata,  appartenente alla famiglia delle “Halorageae” talvolta catalogata come “Gunneraceae“. La pianta è originaria del Cile, dove le foglie raggiungono i 4-6 metri di circonferenza, con piccioli fogliari che possono arrivare a  2 e più metri di altezza.
Mi raccontò che  giganteggiavano in spazi aperti anche nelle gelide regioni brasiliane del sud. A  Campos de Lages era chiamata popolarmente   “urtigão” (grande ortiga). Durante una sua ricerca botanica sulle Ande aveva visto un contadino sul mulo che si riparava dalla pioggia sotto il maestoso fogliame di questa pianta,  impiegata dagli indigeni cileni per svariati usi; medicinale, economico e… culinario. Al sentirlo, mi pareva impossibile che una pianta così strana potesse essere usata come cibo!
La Gunnera manicata  fu introdotta dal Messico in Europa nel 1867, e insediata  in parchi e grandi giardini, dove il terreno fosse umido, soleggiato e al riparo dal vento,  per ottenere effetti sub-tropicali . Nel mio periodo inglese riscoprii questa meraviglia della natura in un immenso prato del giardino di Myddelton House. Molti enormi esemplari con il  tempo si erano spinti nella zona più umida, vicino ad un torrentello. Stagliavano la loro bellezza monumentale, che non aveva avuto bisogno di grandi cure o concimazioni, salvo l’accortezza di tagliarne a fine stagione le grandi foglie e di ricoprire con esse  la nuda ceppaia per proteggere i nuovi germogli dal gelo.
Rivangando i miei ricordi, mi concedo spesso il piacere di sfogliare vecchi libri di orticoltura, che affollano la mia biblioteca. Nel manuale francese “Plantes potagères” del prof. Victor Paquet, eminente botanico e  redattore capo del giornale di Orticoltura Pratica,  ho trovato un articolo riguardante il “Panke”,  nome con cui allora designavano la Gunnera manicata e che oggi è piuttosto sinonimo di Gunnera tictoria: i francesi sempre dove possibile preferiscono dare alle piante nomi comuni, o francesizzano i nomi latini.
Comunque così il Paquet ne parlava:
Louis Feullier, nato nel 1660 e morto nel 1732, apparteneva all’ordine dei frati minori. Per ordine di re Luigi XIV fece parecchi viaggi nelle Antille, in  Cile e Perù. Di ritorno da uno di questi viaggi esplorativi, portò per  primo  in Francia la Gunnera manicata. Il Feullier, conoscendo le usanze di quei popoli, introdusse la Gunnera non solo come pianta ornamentale ma specialmente come nuovo ortaggio. Gli enormi piccioli ricoperti da morbidi aculei, dopo essere stati pelati della spessa epidermide, venivano tagliati a rondelle e mangiati, previa cottura in acqua salata,  conditi con diversi tipi di salse.
Victor Parquet concludeva l’articolo dicendo che il sapore era   ‘eccellente’, certamente per personale esperienza. In effetti la Società di Orticoltura di Valogné aveva proposto una medaglia al Signor Duporier di Porbailé per aver introdotto questo nuovo ortaggio nel dipartimento di Valogné e un’altra medaglia al giornale di Orticoltura Pratica per aver contribuito a diffonderla e a propagarla nella bella Normandia, dove divenne una  nuova fonte di cibo per i contadini francesi dell’epoca ed un’introduzione di grande valore, non dissimile da quella del  rabarbaro (Rheum palmatum), che a differenza della Gunnera manicata è  tuttora diffusissimo sia in Francia che in Germania, in varie preparazioni tutte più o meno ‘dolci’ (marmellate, torte, dessert).
Al genere Gunnera  appartengono  circa  undici specie sparse tra Australia, Malasia, Nuovo Zelanda, isole del Pacifico, Sud Africa, Ande, sino al Nord del Golfo del Messico.
Abbiamo la Gunnera scabra,  con  fiori rossastri, piccoli e numerosi, che fiorisce in agosto,  le cui foglie  del diametro di circa un metro, un metro e mezzo, sono  seniformi e  dentellate ai bordi, e circondano lo scapo floreale fruttifero, alto circa  50 cm. Originaria del Cile, questa pianta  raggiunse l’Europa nel 1849. E’ bellissima  per l’ornamento di parchi, specialmente se usata nei pressi di giochi d’acqua e torrentelli,  o ai bordi di laghi e laghetti.

 

Oltre alle Gunnere giganti, se ne contano alcune molto più piccole che vivono invece in  zone molto più  fredde e ventose, come per esempio  la Gunnera perpensa dai fiori verdastri, sempre con  foglie seniformi e dentellate,  più corte dello scopo floreale, la cui altezza si aggira comunque sui 40-50 cm. Originaria del Capo di Buona Speranza fu  introdotta in coltivazione nel 1688.
C’è poi la Gunnera magellanica e altre ancora, tutte o quasi confinate  nell’emisfero meridionale, a partire dalla  Malasia fino  a raggiungere  Juan Fernandez e le Isole Falkland all’altra estremità.
La Gunnera magellanica era pianta molto comune nell’antartico americano, ma oggi è abbondante solamente dove non è stata quasi totalmente distrutta dagli animali da pascolo, come è accaduto nel sud del Cile, nella Terra del Fuoco e nelle Falkland. E’ una piccola Gunnera che in novembre (che in queste regioni è un mese primaverile) si copre di  fiori rossastri riuniti in spighe. E’ pianta dioica, con i fiori femminili e maschili su piante separate. L’infiorescenza maschile è più grande di quella femminile, le foglie sono  più alte, e non esistono petali e sepali, presenti solo nei fiori femminili che hanno anche lo stelo rossiccio piumato, a indicare che sono piante impollinate dal vento.


Mentre l’introduzione del bestiame da pascolo sta distruggendo le gunnere autoctone nel sud del Cile, nelle Falkland e nella terra del Fuoco, la maestosa Gunnera manicata si è impossessata in solo mezzo secolo dalla sua introduzione di chilometri e chilometri delle zone pianeggianti delle  Azzorre,  specialmente nella grande isola di San Miguel, dove è considerata una vera peste.  Queste notizie le ho apprese da botanici del luogo durante alcune mie visite in quelle isole sperse nell’Atlantico.

Un’altra pianta che ha fatto strada  da quelle parti è una rizomatosa ritenuta dai locali  una delle invadenti più difficili da distruggere assieme alla Gunnera manicata.
Una mattina a colazione mi fu servito, secondo l’usanza del posto,  del burro su una bellissima foglia lucente, che  subito con mia grande stupore   riconobbi come una foglia di Hedychium.
Era lei l’infestante di cui mi parlavano, che nel periodo di fioritura  spargeva per chilometri nelle zone collinari il suo dolce e intenso profumo.  Conteira o Roca de Venus è il suo nome comune da quelle parti.  Naturalmente corsi  subito  a vedere questo esercito verde che conquistava spazio senza combattere. Fu una vera sorpresa scoprire i tappeti brillanti formati da queste bellissime foglie e i rizomi che si arrampicavano sopra le rocce per discenderne dalla parte opposta o per dividersi e penetrare verso le zone più umide, vicino ai Iaghi dalle calde acque ferrose. Mi raccontavano che avevano provato a farne un profumo, ma senza successo. Peccato, perché ai primi di giugno solo alcune piante principiavano  a emettere le spighe. Chissà che meraviglia quando la fioritura è al suo splendore!
Naturalmente davanti ad un giardino immenso di Hedychium gardnerianum non potei fare a meno di evocare le mie quattro piante religiosamente coltivate vicino al piccolo laghetto, che mi regalano ogni anno alcune spighe profumate e gentili.
Ripensandoci, anche noi abbiamo i nostri indistruttibili invasori come  il cinese  Ailanthus altissima, o la Robinia pseudoacacia  arrivata dall’America del Nord che, sulle zone collinari di Sanremo, dove sono stati  bruciati i boschi, stanno occupando inesorabilmente lo spazio lasciato dai pini…

Dal Numero 16 di ROSANOVA, aprile 2009, per gentile concessione della rivista e dell’autore

 

Mentre l’introduzione del bestiame da pascolo sta distruggendo le gunnere autoctone nel sud del Cile, nelle Falkland e nella terra del Fuoco, la maestosa si è impossessata in solo mezzo secolo dalla sua introduzione di chilometri e chilometri delle zone pianeggianti delle  Azzorre,  specialmente nella grande isola di San Miguel, dove è considerata una vera peste.  Queste notizie le ho apprese da botanici del luogo durante alcune mie visite in quelle isole sperse nell’Atlantico.