Letture

IL PRESEPE DI TARZAN

Che cosa ci attrae maggiormente del presepe? Io, ad esempio, guardo il presepe come mia nonna guardava le vecchie cartoline in bianco e nero della stazione balneare dove era cresciuta: sperando di trovarcisi dentro.


Mentre osservo i particolari di ogni allestimento e sbircio dentro le umili casette, mi piacerebbe scoprirmi protagonista di una vita più semplice, dove l’avvenimento più importante è un temporale che costringe a portar dentro le cose. E credo che un po’ tutti amerebbero infilarsi nella bottega del fornaio, sedersi lungo la spiaggia con i pescatori, mettersi a suonare il flauto con i pastori, raggiungere di buon passo sull’acciottolato una folla sconosciuta e festosa. Per questo, il presepe piace, non passa di moda, e neppure Babbo Natale “panzone”, inventato dalla Coca Cola non molti decenni fa, riesce a prenderne il sopravvento.
A dicembre, c’è un solo altro luogo che può rappresentare la pace (e per alcuni anche un contatto con il divino) ed è il nostro giardino d’inverno, la porzione di giardino che è rappresentata dalle piante messe a ricovero in serra. Che gioia e che pace entrare nella serra al mattino o al tramonto e sentire il battito silenzioso di una Natura a riposo ma vigile. E mentre fuori Inverno anestetizza e riduce a similmorte tutto ciò che la sua mano gelata sfiora, dentro, in quest’angolo tiepido la vita ha ancora una chance.
A casa, invece, bisogna combattere con gli spazi ridotti, tra i regali da fare e quelli ricevuti, tra i cibi in preparazione e quelli confezionati, tutto intorno è il caos, sarà per questo che nel momento in cui infilo un’insalata russa nel forno, penso sia meglio concedermi una pausa. Esco, costeggio il cortile, apro la porticina di legno e ferro che ha una sua particolare vocetta di benvenuto, e corro ad appolaiarmi meditabonda su uno degli sgabelli sfondati della serra. Almeno lì ci sono loro, le mie piante, non mi chiedono nulla se non di raccogliere il loro respiro calmo.
In effetti, ho anche il problema di allestire il presepe, quale angolo di casa sgomberare per fargli posto? Potrei ridurre il numero delle statuine, ma in pratica chi si lascia nella scatola? I bambini musici? Impossibile, si sa che Gesù amava i bambini. Allora, le donne che vanno al pozzo con le oche e le giare sulla testa? Sono le mie preferite. Vediamo i pastori, magari quello azzoppato o quello sbiadito, eh no, quelli hanno pure l’anzianità di servizio; e poi se eliminiamo i pastori, loro, gli Angeli, a chi si rivolgono? Non parliamo dei Magi: qui si tratta di protagonisti mica di comparse! E che? Proprio il presepe che rappresenta la fratellanza dovrebbe generare guerre subdole e intestine? Re Magio batte pastore. Musico sbaraglia lavandaia. Panettiere sconfigge pescatore. Ciabattino schiaccia falegname, eh no. O tutti o nessuno, quindi tutti.
Nel frattempo le ombre dei vasi si sono allungate le une sulle altre. Dai vetri polverosi della serra filtra una luce serotina priva di allegria, ma è grazie ad essa che sui lunghi tavoli da lavoro e sulle étagère ogni foglia secca, scheggia di legno, pezzo di corteccia e sasso si anima, assume un’altra dimensione, da insignificante detrito diventa luogo e paesaggio. Allora diventa facile piegare delicatamente (ma senza troppa paura) le flessuose fruste della buganvillea e mi viene fuori una eccezionale e ampia grotta sotto il quale porre Gesù Bambino e famiglia. Sullo sfondo, le gardenie senza fiori ma di un verde quasi nero creano un effetto notte di tutto rispetto, l’ulivo accetta paziente di farsi scavare intorno un piccolo buco dove metto il pozzo e le donne con i secchi e le giare, anzi, già che ci sono, al suo esile tronco lego anche la corda per stendere (all’altro capo c’è una dipladenia) così il villaggio sarà più credibile con oche, cani e bimbi che scorazzano sotto le lenzuola e la biancheria in miniatura. Le echinopsis creano lo scenario ideale per i Magi, dopo tutto, le regioni da cui provengono questi signori altolocati diretti a Betlemme a dorso di cammello, saranno certamente state desertiche.
Così le decine di statuine in varie faccende affacendate hanno trovato tutte posto nel giardino d’inverno, qualche visitatore spiritoso potrà azzardarsi a dire che in questo presepe, i protagonisti, più che miti abitatori della Terra di duemila anni fa, sembrano Tarzan e i suoi adepti nella giungla! Ma basterà far arrivare l’imbrunire e accendere a sorpresa delle piccole e discrete luci in tutta la serra per lasciare a bocca aperta anche il più scanzonato fra i miei invitati.

di Ilaria Beretta