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IL MIO ORTO

Il metro sui cui misurare, qui in campagna, l’indice di abilità casalinga di una donna, non è la casa. Certo, se la casa è bella pulita il punteggio sale. Ma si sa che i pavimenti non possono essere stralucidi perché si va continuamente dentro e fuori e quando piove poi è il disastro. Se i lavandini hanno qualche goccia di nero di troppo pazienza, le mani sono quello che sono. E se la cucina non è proprio con tutte le sue cose belle a posto come sulle riviste non importa, perché quelle cose vengono continuamente usate e non appese in bella vista.
E’ l’orto il vero simbolo di una casalinga di campagna che si rispetti. E lì che si vedono le sue capacità, si scopre il suo carattere, si intuiscono le sue perversioni. Ho un’amica, maledetta, che ogni volta che vado a casa sua mi fa vedere il suo orto. Mi fa una rabbia: quelle belle file di cavoli, quei piselli che si inerpicano su per i sostegni come fossero un’ikebana, quei pomodori così rossi, senza una riga, una sbavatura. Ogni volta che viene lei a trovarmi metto in scena qualcosa per distrarla. Così, quando va via, la sua frase di commiato è sempre la stessa: “peccato, anche questa volta non ho visto il tuo orto”.
Ecco, sinceramente, siccome non sono mai stata una casalinga da primo e nemmeno da decimo premio “donna ideale”, il mio orto è un po’ uno sconquasso. O meglio, c’è di tutto, cresce di tutto, ma non è facile scoprirlo. Bisogna aprirsi un varco in mezzo a svariate erbacce e, con un po’ di pazienza, ecco qua una zucchina, toh ma quella non è una melanzana? E i fagiolini, ah i fagiolini eccoli lì. Ogni volta che qualche amico viene spedito nell’orto per prendere, che so, un po’ di prezzemolo e torna a mani vuote dicendo “non l’ho trovato”, io parto un po’ offesa, fintamente, e mi presento trionfante con un bel mazzetto, “non sai nemmeno riconoscere il prezzemolo”.
Ma l’anno prossimo non sarà così. Ho deciso che avrò anche io un orto che si rispetti. Però allora mi devo dare da fare, perché l’orto è una dannazione. Non per la fatica fisica, anche se un vecchio detto vuole che l’orto faccia l’uomo morto. Per quella psicologica. Quando in primavera tutto è così bello e la natura ricomincia a vivere e crescono i primi fiori e i primi frutti maturano sugli alberi, via nell’orto a togliere le erbacce. Ne hai appena strappata una e stai per sradicarne un’altra quando ssssss…alle tue spalle senti che la prima sta già ricrescendo. Così ti giri per coglierla sul fatto e quella sta già andando in fiore e spargendo i suoi semi dappertutto. Li rincorri e sono già a terra, in mezzo alle carote. Quest’anno le frego sul nascere, non ne passerà una, mi metto di vedetta con un binocolo e non faranno nemmeno in tempo a tirar fuori il capino.
Spero  si sia capito che stavo scherzando. Non del tutto però. L’orto davvero richiede organizzazione, disciplina, lavoro metodico, pazienza. E siccome i risultati non sono sempre tali da giustificare queste doti, soprattutto se non se ne è dotati in maniera spiccata, ecco qualche piccolo consiglio per chi vuole godere di verdura fresca, perché questa sì che è una goduria, senza esaurimento nervoso. Rendete prima la terra morbida con del letame. Poi scegliete bene le verdure. Quelle che mi hanno dato le maggiori soddisfazioni sono le zucchine e le melanzane: da giugno a ottobre mi hanno sempre regalato qualcosa. Poi i piselli, perché quelli dell’orto hanno davvero un sapore diverso. Se siete pigri e non avete voglia di mettere i sostegni potete scegliere quelli nani. La fatica verrà comunque dopo, per raccoglierli a schiena bassa. Altra pianta benedetta sono i pomodori. Anche con loro, se non mettete sostegni o se sono caduti al primo vento, non preoccupatevi, i pomodori sono buonissimi anche se non salgono, bisogna però avere un po’ più di cure, togliere con più attenzione le erbacce, dargli magari un po’ di rame ogni tanto e concimarli con acqua in cui avrete sciolto del letame di coniglio. Se non lo avete voi ci sarà sempre qualche vicino che ve lo può dare. Pomodori mettetene tanti, così potrete fare conserve per tutto l’anno. Per il resto invece basta poco. Si ha sempre troppa roba. I sapori come basilico, rosmarino, salvia, timo li potete mettere in qualche vaso vicino a casa, fuori dalla porta. Si usano molto e a volte non si ha voglia o tempo anche di muoversi di poche decine di metri.
Cominciate un po’ alla volta, non pretendete di essere subito come un fruttivendolo. Provate qualche verdura nuova quando le altre vi hanno già dato delle soddisfazioni. E’ frustrante vedere che quello che si è seminato non cresce. Per evitare queste frustrazioni c’è anche un altro sistema: comprare le piantine già pronte e piantarle. E poi bagnarle, pulirle dalle erbacce, sperare che piova e se non piove bagnarle ancora, pulirle dalle erbacce, sperare che venga il sole, sperare che piova e se non piove…ma poi che bontà.
Francesca Caminoli è giornalista professionista, ha lavorato a Milano in quotidiani e periodici. Dal 1982 al 2003 ha vissuto nella campagna lucchese, ora vive a Lucca città.  Ha pubblicato con Jaca Book nel 1999 Il giorno di Bajram, nel  2003 La neve di Ahmed, ripubblicato nel 2006 da Paravia Bruno Mondadori, in edizione scolastica, e da cui sono stati tratti diversi spettacoli teatrali, scolastici e non, e nel 2010 Viaggio in requiem.  Questo articolo risale a una trentina di anni fa, ed era uscito allora su Gardenia.