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IL FRONTE DEGLI ORTI

Il Fronte degli orti
Coltivare il proprio orticello è sempre stato sinonimo di farsi i fatti propri,  quest’espressione è stata bistrattata, mal vista, interpretata come sinonimo della massima attenzione egoistica agli affari particolari di ciascuno.Contrariamente ad un proverbio cinese, altra civiltà, altra filosofia che recita ” Sposati e sarai felice un anno, ammazza il porcello e sarai felice una settimana, fai l’orto e sarai felice tutta la vita.”
Da noi, badare al proprio orticello resta specchio di individualismo, egoismo del più gretto.
Quanto ci metteremo a sfatare il pregiudizio? Quanto ci si metterà a capire che fare l’orto, come i cinesi affermano, è , al contrario, il segno più lampante, più chiaro, attaccamento alla terra e quindi al mondo, all’universo intero?
Fare l’orto, un altro proverbio dice “L’orto vuol l’uomo morto”, implica una prospettiva di dedizione, di costanza, una visione menatle larga.
Badare ad un orto indica lungimiranza, predisposizione alla programmazione, vuo significare avere un animo grande.
Chi si accinge a far l’orto mette in conto la grandine, la siccità, una calamità naturale qualunque.
Chi fa l’orto deve affidarsi, oltre che a buone pratiche, anche ad un minimo di scaramanzia, nel De agricultura di Catone, si trovano, ed i Romani antichi, spiriti pratici quanto scettici, filastrocche e incantamenti, scongiuri propiziatori, se non ci avesse creduto o almeno, non ci avessero creduto gli altri suoi concittadini coltivatori, Catone non avrebbe di certo sprecato il suo tempo.
Fare l’orto vuol dire fare fronte comune con i propri dirimpettai, costruire una rete di buon  vicinato, scambiarsi sementi, consiglie, piantine, darsi una mano, fare l’orto eignorare gli altri può esporre a gravi conseguenze. Coltivare è meglio con la approvazione, tacita, o palese dei vicini, se anch’essi contadini, meglio ancora..
Non si può sperare di costruire un movimento di solidarietà, di fratellanza tra i contadini se , in primis, non si cura il proprio campicello.
Ci si conquista la fiducia degli altri orticoltori se, innanzitutto, si hanno le proprie mani bene nella zolla.
Si possono adottare  le pratiche di coltivazione più disparate, fare l’orto sinergico, biologico, biodinamico, praticare l’agricoltura naturale alla Fukuoka, quella macrobiotica pianesiana, ci sono infinite soluzioni e stili nel far l’orto, se non lo si fa affatto, non si può nemmeno pensare di parlarne.
Fare un orto con consapevolezza, sapere che dall’orto vengono all’uomo solamente vantaggi ed al pianeta tutto, ovvio, non mi riferisco a chi inzuppa il terreno di pesticidi e concimi chimici, sapere che dall’orto nasce autonomia, fiducia, stima di se stessi, che nell’orto si impara più biologia di quanta ci si sia nei libri, non si smetta mai di imparare su qualunque scienza della terra, è vitale. Se quest’orto, collegato tramite associazioni, gruppi o reti, col resto del mondo, è assicurato ad un nodo, è un segmento di un discorso più ampio come la autoproduzione alimentare, la riproduzione di sementi antiche e rare, una arca di biodiversità locale, si può ben dire che abbiamo compiuto il primo passo, necessario, per la costituzione reale di un vero e proprio Fronte degli orti planetario.
Un Fronte degli orti che si contrappone, oggettivamente, pur non sbandierando vessillo ideologico alcuno, alla planetaria devastazione dei suoli, all’impoverimento dei saperi, all’assalto ad ogni paesaggio .
Da ciascuno, da chiunque si faccia l’orto con queste premesse, ci si può attendere solidarietà fraterna.
Nelle mani, nere della zolla, nelle braccia, forti del lavoro, nei cuori aperti e generosi, nelle menti limpide, dalla visione chiara del piccolo e del grande,
troviamo il manifesto per questo Fronte degli orti. Altro che curare il proprio orticello, chi si accinge a sarchiare, a a preparare il terreno per un orto, si accinge al contrario, a cambiare, di un poco, ma per sempre, con costanza, la propria e quindi la vita di molti altri connessi col Fronte degli orti.
Siano forti e determinati , gli orticoltori, ricerchino buone sementi e buone informazioni.
Dietro ogni recinzione, dietro ogni muretto a secco, sbucano le guizzanti tesoline delle lucertoline e gli uccellini si preprano a costruire il nido.
Il Fronte degli orti ha cominciato a cantare, sta arrivando una nuova primavera per la campagna italiana.
Teodoro Margarita
Presidente di Civiltà Contadina