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IL COLORE DELLE CAROTE

Canzo, 24 settembre 2010, Biblioteca comunale.
Il 2010 è stato l’anno internazionale della biodiversità, volge al termine, pochi addetti ai lavori, in rapporto, beninteso, alle implicazioni enormi che questa parolina “biodiversità”, ne hanno discusso, certamente non si può affermare che nel 2010 ad esempio, nei nostri supermercati siano, come per incanto, ritornati, che so io, le mele pennate o i fichi di quattro volte.
Diffondere, ricercare e riprodurre biodiversità resta appannaggio di associazioni, enti, organismi che , salvo meritorie eccezioni, poco hanno potuto per “bucare lo schermo” e divenire pane quotidiano di fasce più larghe di popolazione.
Eppure, delle idee per sfondare, per restare nella mente delle persone, soprattutto dei bambini, semplici, attuabili, alla portata di tutti, esistono.
Alla Biofera di Canzo (CO), giunta alla XXIII edizione, settemila visitatori in due giornate di splendido sole settembrino, c’eravamo, noi di Civiltà Contadina dell’Alta Brianza con il nostro banchetto.
Avevamo pomodori, bietole da costa, cetrioli, zucchine ed altro, tutto proveniente dai nostri orti e tutto germinato da semi della tradizione locale, nulla che sia stato acquistato presso supermercati o consorzi agrari.
E’ in questa occasione, nel vedere a decine e decine ,soprattutto bimbi, accalcati ai canestrini di pomodori “datterino giallo” che ci è venuta l’idea di un esperimento, foriero di benefici sviluppi e di ulteriori esperienze.
“Cosa sono?” il bambino con il pomodoro giallo tra le mani, lo sguardo pieno di stupore, ci ha dato lo stimolo per fare di questa solare, luminosa biodiversità, uno spettacolo, nel senso nobile del termine, avente il fine del condurre al ragionare, partendo da un dato tangibile, il frutto, sulla nostra biodiversità orticola.
Il pomodoro: “pomo d’oro” ed ecco una prima riflessione linguistica e storica, se in Italia si chiama così è perchè, tra quelli importati dal Nuovo Mondo, ve ne dovettero essere e cetamente, di gialli, il “tondo giallo” è una varietà che noi seedsavers abbiamo abbastanza comunemente nei nostri orti, ne esistono di molto scuri, i “neri di Crimea” così come ne esistono di verdi, di arancio, di rossi striati di giallo per non dire delle forme: a canestro, a pera, ovali, ce n’è di infinite fogge e colori.
Tornando al nostro datterino, principe del banchetto, è stato facile dimostrare che se , ormai e purtroppo, l’appiattimento e l’omologazione non ci facciano immaginare i pomodori nient’altro che rossi, il tatto, purtuttavia, non ci inganna: i bimbi, bendati, riconoscevano come pomodori anche quelli gialli, a colpo sicuro.
Ci hanno derubato dei colori e delle forme, non ancora del tatto. Pensando agli alunni che si son recati nell’Orto di pace della mia scuola ad Asso (CO) , e denominato non a caso anche “orto dei cinque sensi”, essi hanno avuto la fortuna di conoscere, fin da piccoli, l’esistenza di questa biodiversità, resta fondamentale, quindi, per tutti gli appassionati, per gli operatori scolastici “impadronirisi” di queste varietà per educare, con parole e soprattutto, con gesti semplici, alla varietà, alla molteplicità delle forme che è anche, certamente, ricchezza di sapori, di gusti, profumi che non si possono più trovare nella grande distribuzione.
Se si pensa che le carote sono dappertutto arancioni sol perchè gli Olandesi hanno voluto far dono di questa varietà, una tra le tante, al proprio principe, casata degli Orange, appunto, e che invece, in Sicilia, ne esistono di viola, ottime, e che di mille colori possono essere bensì anche il mais, meraviglioso quello arcobaleno degli indiani Hopi, i cetrioli, le patate, meravigliose quelle blu, le melanzane, etc., una riflessione sull’educazione allo sguardo biodiverso, s’impone.
Se tanti vorranno seguirci, questo 2010 non sarebbe trascorso invano e, nel nostro piccolo, anche noi avremmo dato un contributo, gettato un sasso nello stagno contro la paurosa spoliazione di specie alimentari subita in questi ultimi decenni.
Un’idea luminosa, dunque, non a caso nata da un pomodoro-lampadina, i piccoli Einstein della biodiversità nasceranno dunque attorno agli orti scolastici?