Orti condivisi e terapeutici

A BULCIAGO, BRIANZA, NASCE UN ORTO PER ANZIANI

Gli orti di pace rimandano alla memoria gli orti di guerra noti agli anziani: durante la guerra erano gli orti di emergenza, particelle di terra sorte ovunque, anche nelle piazze principali di città come Londra o Milano per ricavare cavoli o grano per sfamare la popolazione.
Un orto di pace ha una funziona non dissimile: vuole nutrire chi lo coltiva. Tante, però, le differenze, e non da poco. Un vero orto di pace dovrebbe salvaguardare specie a rischio, essere un orto di biodiversità, arca di semi, oasi ove trovino posto specie messe a rischio dallo strapotere delle multinazionali sementiere, un angolo dove queste possano crescere e riprodursi anziché rstarsene chiuse nei frigoriferi delle grandi banche del seme.
Un orto di pace dovrebbe preservare vecchie specie come il pomodoro datterino o il cetriolo limone e farle vivere, impollinare dagli insetti, riprodurre e, infine, consumare.
Un orto di pace non ha come fine il puro e semplice nutrirsi.
Nell’orto di pace si narra una vicenda più complessa: è il caso degli orti messi in rete da www.ortidipace.org. Nascono nei posti più vari: dalle scuole agli istituti psichiatrici, dalle carceri alle scuole.
Sono orti di pace anche gli orti di quartiere a Londra o San Francisco: orti nati per procurare cibo a buon mercato a persone appartenenti alle fasce più svantaggiate della società, rese povere dalla crisi e di cui si occupano organizzazioni  come “Food not bombs”.
Un orto di pace è contemporaneamente un orto didattico, un orto solidale, un’oasi di biodiversità. È un luogo allegro e insieme resistente;  realizzarlo richiede la collaborazione di decine di soggetti. Occorre incastrare tutti gli elementi di questo magico puzzle verde: volontà, energie vive, costanza, amore, competenza. In un angolo abbandonato, un vecchio giardino dismesso o addirittura una discarica, un’area accanto a un’autostrada o una  ferrovia.
Il “Manifesto degli orti di pace” elaborato dalla rete omonima racchiude molte di queste idee.
Che i bambini non sappiano da dove vengano i ravanelli o le galline, o non conoscano che una o due sole varietà di pomodori o di mela, è terribilmente vero. Michelle Obama ha fatto una gran cosa nell’impugnare una vanga alla Casa Bianca, e per fortuna quell’orto sta continuando, spenti i flash dei fotografi.
Il nostro “Orto di pace”, che il comune mette a disposizione degli anziani di Bulciago, è  dedicato alla memoria di Vittorio Arrigoni, brutalmente assassinato a Gaza da ultrafondamentalisti islamici salafiti. Negli orti di guerra di Gaza Vittorio Arrigoni, insieme agli attivisti dell’International Solidarity Movement, andava affinché i contadini Palestinesi potessero coltivare, seminare, raccogliere. In questo orto sarà possibile riprodurre sementi da spedire a Gaza, ai contadini che Vittorio aveva a cuore, sperimentando buone pratiche di orticoltura a basso consumo idrico.
Nell’orto vorremmo realizzare anche quanto ha già realizzato Kokopelli,
un’associazione di orticoltori che, in Francia e altre parti del mondo, si occupa di ricercare, riprodurre, diffondere le sementi della tradizione agricola, quelle non seriali, non ibride, non OGM. Come già fanno in Italia i seedsavers custodi dei semi di Civiltà Contadina.
Un orto di pace richiede pazienza attesa e fiducia. Ci auguriamo che nascano dai nostri orti sementi di vita e vadano a nutrire coloro che per tante ragioni non possono né scegliere cosa coltivare e nemmeno, semplicemente, sperare di farlo. Penso ad antiche varietà di grano, di mais, a girasoli: potremo riprodurle e spedirle a Gaza o ovunque siano necessarie  queste sementi.
Teodoro Margarita, insegnante.
Socio di Civiltà Contadina e  Referente “Seed Saver” della Rete Bioregionale Italiana
Tel: 031 683431