Orti condivisi e terapeutici

DA CASCINA BOLLATE

Cosa c’è di nuovo‍

Considerazioni sull’erba del vicino

[Come una bambola gonfiabile] Capita in tutti i mestieri, anche nel nostro (quello del floro-vivaista e/o del giardiniere), che si parli di lavoro, si condividano impressioni e si abbozzino scenari e non è una gran bella aria quella che si respira. Incertezza sui trend di vendita delle piante nei prossimi mesi; addio al bonus verde, saltato con la finanziaria del 2025; lenta e apparentemente inesorabile trasformazione di piante e giardini in merce, consumabile come una scatola di pelati.

I consorzi agrari, i produttori di materiali e attrezzature per l’agricoltura e il giardino – e non solo i garden center – dicono di vendere soprattutto metri e metri di prato sintetico. Ma che idea hanno del giardino le persone che lo comprano? Niente rasaerba, niente erbacce, niente di niente. E in cambio un prato finto che, visto da lontano, forse potrebbe sembrare vero. La stessa differenza che c’è tra una donna e una bambola gonfiabile: paragone non elegante, ma neanche lontano dal vero. Perché un prato è un prato è un prato, con buona pace della rosa di Gertrude Stein. Ma dov’è finito quel prato che chiunque avesse un pezzetto anche minuscolo di terra a tutti costi voleva? La chiudiamo lì con le montagnette dei lombrichi, con le tane delle talpe, le infestanti a foglia larga e i popup per l’irrigazione a pioggia? Croce e delizia del giardiniere, il prato: una spaventosa idrovora, il trionfo dei diserbanti selettivi, l’ossessione di tagliare l’erba bassa, bassissima per poter camminare a piedi nudi nel prato. Un po’ come camminare sulle acque, il miracolo di una natura accogliente e carezzevole con l’uomo.

Tutt’altra cosa camminare sulla plastica: il prato affossato dalla manutenzione zero. Auguriamoci che sia finita qui.

Post scriptum

Chiedo per un amico. Come si smaltisce il prato di plastica una volta che il colore è svilito dal sole e la tessitura è corrosa dalla pipì del cane e dalla miriade di minuscole schifezze che l’umanità produce e scarta senza tregua? Il prato sintetico non è fatto solo di plastica ma anche di altri materiali (sabbie, granuli di gomma, collanti etc etc). E’ un rifiuto speciale e esula dalle regole della raccolta differenziata.

Fà ballà l’oeucc, dicono in dialetto milanese.

[Per fare un prato occorrono un trifoglio e un’ape] Il prato ha una stagione lunghissima e mutevole, dalle prime luzule di marzo fino al tarassaco e al romice in primavera, alle scabiose in estate e al trionfo delle graminacee fiorite in autunno. Basta lasciare che l’erba cresca più alta di una spanna e fare un paio di sfalci soltanto. E i fiori appassiscono, lasciano cadere il seme e rispuntano l’anno dopo. Nel prato trovano rifugio milioni di insetti utili e non solo zanzare da spiaccicare, formiche e ragni da calpestare, moscerini o vespe da schivare, coleotteri da sterminare, scarafaggi e mantidi religiose da prendere a sassate. Ogni volta che lo fate, c’è un impollinatore in meno sulla faccia della terra. Ditelo ai vostri bambini, che a scuola scoprono le virtù degli insetti impollinatori ma basta il ronzio di una mosca, la puntura di una zanzara a trasformarli in piccoli killer spietati che schiacciano sotto le suole delle loro scarpette tutti i viventi che zampettano intorno mentre voi, imperturbabili, continuate a raccontare dei meravigliosi insetti impollinatori: possibilmente soltanto le api. E, quando va bene, anche i bombi.

Per chi l’avesse scordata, qui la poesia di Emily Dickinson (1830 – 1886)

Per fare un prato occorrono un trifoglio e un’ape

Un trifoglio, e un ape

E il sogno.

Il sogno solamente basterà

Se le api sono poche.l

[È arrivato il momento?] E’ forse arrivato il momento in cui guardare con occhi più laici a quello che fino a poco tempo fa suscitava una certa indignazione. Ovvero l’erba alta nei prati in città, tra le rotaie dei tram o le buddleje tra gli interstizi del cemento. Esperienza ci dice che è facile scatenare guerre di religione, ma sull’erba anche no. Tollerare l’erba alta significa anche cominciare a capire tre o quattro cose, le più basiche.

Nei prati non sfalciati, o sfalciati poche volte crescono, si sviluppano e vivono felici gli impollinatori: anche questo è un piccolo contributo per preservare la biodiversità.

L’ecosistema non è eco solo quando piace a noi: anche bisce, topolini, toponi e lucertole che strisciano nei prati ne fanno parte. E sono indispensabili.

L’erba alta mantiene l’umidità del suolo. Provate a lasciar crescere l’erba ai piedi di una rosa e vedrete che, anche dopo l’ennesima estate torrida, sarà più sana e meglio disposta ad un’ultima fioritura.

La natura entra in città: è lo slogan che rende innocuo il selvatico nelle zone urbanizzate, che invita ad accoglierlo senza invocare l’uso del napalm. Attenzione però a non confondere la natura con il Fiorellino, il Pratino e l’Alberello. Non è questo. E l’erba alta, mitigata dal fatto che in mezzo corrono ancora le strade, ci sono case e marciapiedi e quella che definiamo civiltà sembra infischiarsene della crisi climatica, l’erba alta – si diceva – ci aiuta a far entrare la natura nel nostro panorama visivo. Che magari è un modo per farla entrare anche nel nostro panorama emotivo.

Nella foto: giardino didattico nel carcere di Bollate (ph. Sofia Ronchini)

GIARDINIERI PER UN GIORNO:

LE POTATURE‍

Ogni anno, in questa stagione, è sempre la stessa cosa: le potature. L’argomento piace fin troppo, tanto che pare che più della pianta interessi sapere come e quando potarla. Messa così, non depone a favore del futuro del pianeta. E una mattinata non sarà certamente sufficiente per imparare a potare ma noi speriamo che basti almeno per dissuadervi dal farlo se non sapete perché lo fate.

ISCRIVITI

sabato 8 novembre dalle 9 alle 13‍

Numero massimo: 30 persone

La visita è aperta a tutti, tranne cani e bambini/ragazzi sotto i 18 anni

(ci spiace, sono le regole d’ingresso in galera). È un carcere: portate un documento. E lasciate il telefono a casa o in auto. Se arrivate con qualche minuto di anticipo, meglio: le procedure per l’ingresso saranno più fluide per tutti. Per saperne di più: [email protected]

Grazie!‍

VIVAIO APERTO

SOLITI GIORNI, SOLITO ORARIO E SOLITO SABATO, L’ULTIMO DEL MESE

Per chi non lo sapesse: apertura mercoledì e venerdì pomeriggio dalle 14 alle 17 (ultimo ingresso alle 16,00). Si entra solo allo scoccare dell’ora (più o meno e circa sono locuzioni che non appartengono alla vita carceraria). Quindi alle 14/15 e alle 16 troverete un volontario di Cascina Bollate che vi aspetta all’ingresso.

Apertura anche l’ultimo sabato del mese: a ottobre, il 25, con ingresso alle ore 10/11/12 (ultimo orario possibile). Il vivaio chiude alle 13.

Non è necessaria alcuna autorizzazione per entrare, ma un documento valido sì. Più qualche precauzione: ecco quale.

“Realizzare un giardino mi sembrava irresistibile: riparare qualcosa, fare qualcosa di bello senza doversi impegnare nel regno delle parole.”

Olivia Laing ‘Il giardino contro il tempo’ Il Saggiatore, 2024

CI SENTIAMO TRA UN MESE.

GRAZIE DI AVER LETTO FINO A QUI.

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Siamo il vivaio nel carcere di Bollate a Milano.

Cascina Bollate è una cooperativa sociale in cui lavorano giardinieri liberi e giardinieri detenuti che imparano un mestiere che dà un senso alla loro pena, finché sono dentro e una chance al loro futuro, quando usciranno. Perché imparare un lavoro in carcere è un buon modo per non tornarci più.

www.cascinabollate.org