Piante

LA TETRAGONIA

Lo spinacio degli antipodi


Qui in questa fascia della pianura reggiana dove iniziano i colli di Scandiano l’inverno è stato mite, più mite di quello che lo ha preceduto ma le  gelate notturne arrivate subito dopo Pasqua hanno  recato  danni e malanni.
Il termometro è sceso anche di cinque tacche sotto lo zero, il freddo inatteso e improvviso ha ferito le tenere gemme appena schiuse, bruciato i fiori dei frutti prima dell’allegagione, danneggiato le foglie degli ortaggi. Come le leguminose che, seminate in autunno e dopo aver trascorso indenni l’inverno, sono poi state sorprese nel loro momento più vulnerabile quando pervase da nuova linfa si erano risvegliate.
Ecco che allora in aperta campagna hanno sofferto moltissimo anche le ortensie e la fioritura di quest’anno sarà scarsa, fatta di minute infiorescenze: le prime gemme che contenevano i boccioli più grandi si sono cotte e in seguito miseramente seccate. Tuttora a maggio inoltrato l’aspetto della pianta è alquanto meschino, ci accontenteremo così di qualche piccolo fiore disposto qua e là sulla lunga siepe mentre uno o due di dimensioni spettacolari, scampati non si sa come, ci ricorderanno come sarebbe potuto essere se……….
Anche la tetragonia nell’orto l’ha presa male, è vero non l’avevo neppure protetta come d’altronde non avveniva neppure quando era coltivata molti anni addietro dalle donne della mia famiglia e gli inverni erano inverni! A primavera dai vecchi cespi ingialliti nuovi germogli verde smeraldo, stimolati dal tepore, iniziavano ad espandersi sull’aiuola e in breve tempo la ricoprivano.
Ero sul punto di credere di non ricordare bene poi qualche giorno fa in paese, in un piccolo e raro orto tra le case, sopravvissuto alla moda di improbabili gazebo e “praticelli”, ho scorto quasi un metro quadro di lussureggiante “spinacio della Nuova Zelanda”  risorta …
Questione di microclima, purtroppo questo da me  non influenza né l’orto né il giardino, lo so da tempo ma capita di non volerlo ricordare.
Per fortuna la natura ha le sue  risorse,  già a metà aprile, anche se a fatica, nell’aiuola della tetragonia sono iniziate a spuntare le prime piantine dai semi caduti lo scorso anno. Così  anche se non sono stato previdente nel raccoglierli, dando per scontato che la pianta si sarebbe comportata da perenne, non ne ho perso la genia.
Pertanto, se non lo abbiamo già fatto, maggio è proprio il momento propizio di seminarla e per chi non ne conosce né i pregi ne – in questo caso -le virtù riporto quanto ho già scritto di questo generoso ortaggio ne “Il giardiniere goloso”
La Tetragonia
“lo spinacio degli antipodi”
Il grande navigatore e cartografo britannico James Cook nel 1769 si spinse da Tahiti nel Pacifico del Sud alla ricerca della mitica Terra Australis. Il suo primo approdo fu la Nuova Zelanda, che credette una penisola e della quale tracciò con buona approssimazione il contorno delle coste. Faceva parte della spedizione il naturalista e botanico Sir Joseph Banks, al quale dobbiamo l’introduzione nel nostro continente di tante specie vegetali che poi vi si acclimatarono: la tetragonia è tra queste.
Tetragonia tetragonioides appartiene alla famiglia delle Aizoaceae; conosciuto come “spinacio della Nuova Zelanda”, è un’erbacea perenne che non ha nessun grado di “parentela” con lo spinacio ma può esserne una valida alternativa.
Più ricco di sali minerali e di vitamina C -contiene meno acido ossalico-, si consuma sia cotto sia crudo; ottimo se unito alle insalate di stagione per una aromatica misticanza, è un pregiato ortaggio, poco conosciuto, che può aver nel nostro orto un posto di tutto riguardo.
A differenza dello spinacio, che durante la stagione calda va inesorabilmente in seme poco dopo la germinazione, la tetragonia, se bagnata in modo regolare, continuerà a produrre foglie succose e croccanti per i nostri piatti.Trovatene una giusta collocazione nell’orto, dove l’esposizione al sole sia buona senza essere eccessiva, nella parte dedicata alla coltivazione di altre orticole perenni e biennali.
Il terreno dovrà essere ben lavorato in profondità: una vangatura effettuata prima dell’inverno a una profondità di 30 cm dell’aiuola dopo un buon apporto di letame maturo è la base per ottenere dei validi risultati durante l’anno dell’impianto e per molti altri che verranno.
Le gelate invernali faranno poi “fiorire” anche le zolle più argillose, e in primavera potrete preparare facilmente un idoneo terreno di semina sminuzzato e pareggiato.
La tetragonia da adulta ha un portamento molto espanso, caratteristica della quale dovremo tener conto nel momento della semina; in altezza poi raggiungerà i 40-50 cm nei getti che andranno a fiore.
La semina va effettuata nel mese di maggio, e può essere anticipata dove il clima è più favorevole come al Sud o nelle regioni costiere.
È possibile mettere i semi in vaso e farli germinare al caldo, mantenendo una temperatura ottimale intorno ai 20° per poi trapiantare le piantine già formate quando il termometro salirà. In questo modo anticiperemo il raccolto di circa un mese.
Formiamo nella parcella di coltivazione delle piccole conche, profonde solo qualche centimetro e a una buona distanza le une dalle altre. Consideriamo che ogni gruppo di questo spinacio necessita di una area rapportabile a una circonferenza del raggio di 40 cm Sarà perciò la conformazione della nostra aiuola ad indicarci se allinearci in file parallele distanti 80 cm e ortogonali fra loro o sfalsate della metà, cioè con quello schema di impianto che viene detto a quinconce. Gli steli si allungano infatti sino a un metro e si diramano in getti laterali che, rivolti verso l’alto producono nuove foglie dalla particolare forma; i fiori, giallastri, sono poco appariscenti e compaiono nelle cime dei tralci che escono all’ascella con le foglie. In autunno matureranno i frutti contenenti da quattro a dieci semi, è bene raccoglierli e conservarli per le future semine, vostre e di quanti appassionati conoscete: vi sarete infatti resi conto che non è un ortaggio facilmente reperibile !
Per ogni piccola conca lasciamo cadere 3-4 semi che avremo lasciato in ammollo nell’acqua per uno o due giorni, ricopriamo con circa 1,5cm. di terriccio, pressiamo leggermente e annaffiamo.
Anche per lo spinacio della Nuova Zelanda come per altre orticole questa operazione è utile per ammorbidire le parti più esterne e coriacee delle capsule favorendone la germinazione.
Le temperature miti anticiperanno la nascita del seme: dopo nemmeno due mesi inizieremo a raccogliere progressivamente le prime foglie, e secondo le nostre necessità potremo  averle a disposizione sino ai primi freddi seguendo semplicemente alcuni accorgimenti di coltivazione.
Quando le piante non saranno ancora del tutto sviluppate è importante tenere il terreno smosso e soprattutto pulito dalle malerbe; altro elemento importante è l’umidità, che deve essere mantenuta costante in un suolo ben drenato.
Così la tetragonia viene stimolata a produrre foglie più tenere e carnose e “scoraggiata” dall’andare a seme; è inoltre importante togliere le cime appena accennano a formarsi: in questo modo, oltre ad impedirne la fioritura, favoriremo l’allargamento alla base  delle piante.
Durante l’estate, soprattutto dove le ore di gran sole provocano un abbondante evaporazione, conviene pacciamare con paglia il terreno dopo averlo sarchiato, diserbato e ben irrigato.
Non vi sono malattie e parassiti che possano arrecare danni significativi a questo generoso ortaggio, che continuerà ad essere a disposizione della vostra cucina.
Potrete prolungarne la raccolta se prima della comparsa delle prime gelate avrete realizzato al di sopra dell’aiuola una protezione, una sorta di basso baldacchino coperto con  pellicola di PVC e libero ai lati.
A inizio marzo lo potete rimuovere, come pure potrete togliere la pacciamatura di paglia. Le piante andranno potate energicamente, asportando soprattutto i tralci più lunghi e le parti che hanno più risentito del freddo.
Il terreno dell’aiuola, concimato con organico come lo stallatico in pellet, va smosso prestando attenzione a non danneggiare le radici.
In seguito, stimolate dall’aumento della temperatura, le piante della tetragonia  riprenderanno a produrre nuovi tralci e foglie per la vostra tavola.
Da Il giardiniere goloso di Cristina Bay e Gottardo Bonacini, Ponte alle Grazie, Milano 2008
Gottardo Bonacini             Bagno, 16 maggio 2008