Orti condivisi e terapeutici

LA STORIA DEL GIOCAMPUS DI PARMA

Dal 2006, tutte le estati, da giugno a settembre, il nostro compito è stato
quello di costruire un luogo in cui insegnare ai bambini a conoscere e
coltivare ortaggi, piante e fiori del nostro territorio. Uno spazio chiamato
anche Laboratorio Natura, in cui è fondamentale sia il verbo “fare” che
“provare a fare”. Crediamo che una attività come l’orto possa favorire lo
sviluppo dei bambini, li renda più felici, creando così le basi per futuri e
migliori cittadini. Da più parti infatti si evidenzia che sta crescendo una
generazione di bambini per la quale la natura è una estranea, a volte
pericolosa. Sempre di più sentiamo parlare di bambini con disturbi
dell’attenzione, incapacità a risolvere i problemi, mancanza di un pensiero
critico, ansia. Richard Louv nel suo saggio -L’ultimo bambino dei boschi- (ed.
Rizzoli) definisce e sintetizza tutto questo con un termine: deficit di natura.
Com’è quindi possibile invertire questa tendenza? Noi crediamo che una
soluzione sia tornare a lavorare nella natura, per fare esperienza con essa,
riscoprire il senso del fare e dello sperimentare, del provare per credere,
affinché si ri-crei quel legame e senso di appartenenza andato perduto.
Il tempo non è un problema all’orto del Giocampus e nemmeno le quantità di
ortaggi o fiori che si produrranno, l’importante è imparare a parlarsi, ad
ascoltarsi e a confrontarsi. I bambini non amano aspettare, né fare le cose con
un ordine prestabilito. All’orto proviamo a fare capire che per avere quel
determinato risultato bisogna imparare prima di tutto a far le cose secondo le
regole che la natura ci ha dato: prima di seminare bisogna preparare il
terreno, perché in alternativa i nostri frutti non cresceranno, si semina solo
con la luna buona, perché così i nostri semi cresceranno meglio. E poi si deve
avere pazienza.
Cerchiamo di dare le motivazione di ogni gesto che il bambino è chiamato a
fare perché tutto abbia un senso. Tutto è fatto dai bambini, che siano “grandi”
o “piccoli”, maschi o femmine, senza alcun aiuto da noi adulti che ci limitiamo
a fornire loro tutte le informazioni e gli strumenti necessari per svolgere al
meglio il lavoro, diamo loro l’esempio, ma non svolgiamo mai quello che possono
fare loro autonomamente.
Orto è principalmente terra, acqua, sabbia, zappe e innaffiatoi. Ma è anche
legno, chiodi martello e colori, perché all’orto c’è anche uno spazio
Falegnameria, che è nata dalla normale esigenza in un orto di avere i
cartellini per segnare le varietà seminate o i bastoni sorreggi piante o una
casetta per gli uccellini, e che lentamente si è trasformata in una attività
autonoma, dove i bambini costruiscono ciò che vogliono utilizzando gli
strumenti (martello, chiodi, seghetti) generalmente a loro preclusi. Si lavora
e si gioca con legni di ogni forma e misura, per costruire o trasformarli in
giocattoli oppure in oggetti fantasiosi e dai nomi e forme curiose. Anche nella
momento della falegnameria cerchiamo di trasmettere conoscenza con un approccio
“alla Munari”: il piacere di toccare il legno e manipolarlo, di creare e
costruire in maniera manuale.
storia di un orto 2012