Orti condivisi e terapeutici

GIARDINO TERAPEUTICO ALL'OSPEDALE DI VENEZIA

Che differenza c’è tra un giardino e un giardino terapeutico?  Cosa cambia tra fare una passeggiata in un parco e lavorare in un orto? Il contatto col verde è benefico,  lo dicono gli studiosi, ma lo possiamo provare facilmente in prima persona. L’Ospedale IRCCS San Camillo ha da sempre un parco in cui i pazienti e i familiari possono passeggiare, leggere e chiacchierare all’ombra degli alberi. Percorsi, panchine e animali, che corrono tra i cespugli, contribuiscono da sempre al benessere delle persone che frequentano la struttura.
Il progetto Un giardino per rivivere nasce dalla consapevolezza che le piante possono darci molto di più, metterci in connessione con tanti aspetti della nostra vita indipendentemente dal nostro stato di salute, dare un senso alle nostre giornate e farci credere in un futuro che a volte fa solo paura. Non basta una passeggiata nel verde, per quanto benefica,  perché questo succeda . Occorre mettere le mani nella terra.
L’idea è nata dalla sensibilità di persone capaci di ideare un progetto bellissimo che ha dovuto superare tante difficoltà e in aprile i lavori non erano ancora partiti. La primavera risvegliava la voglia di coltivare, ogni angolo dell’ospedale in cui vedevamo una pianta abbandonata era uno stimolo per pensare a cosa avremmo potuto fare. Ci siamo guardati intorno: lo spazio c’era,  perché non iniziare da qui? E una mattina di aprile con quattro pazienti incuriositi ci siamo messi sotto ad un gazebo del giardino, abbiamo recuperato un tavolo scrostato su cui appoggiare i primi semenzai e ridipinto due tavolini di ferro arrugginiti.  Abbiamo iniziato a raccogliere tutto quello che ci poteva servire e iniziato a seminare. Dopo una settimana avevamo le prime piantine, l’interesse cresceva e il gruppo era sempre più vario: persone anziane che mettevano in comune le loro conoscenze, persone di città che non avevano mai toccato la terra, persone che non  potendo muovere nulla a causa della malattia usavano gli occhi e la voce per far lavorare gli altri ma sembrava che lavorassero davvero. Abbiamo iniziato a prenderci cura di tutte le piante trascurate che vedevamo in giro, da quelle ricevute in regalo dai pazienti e dimenticate nei corridoi dell’ospedale a quelle sparse nel giardino. Le piante sofferenti  sono state curate e rinvasate, persone con scarsa motricità riuscivano a fare attività importanti per la pianta come liberare le azalee dai fiori secchi che le soffocavano o tagliare i rametti morti per lasciare solo quelli verdi.
E tutto acquisiva importanza: la buccia della banana  portata in un sacchetto attaccato alla carrozzina per metterla nel compost o la vecchietta che caricava orgogliosa sul suo carrellino per camminare la pianta di basilico che le aveva portato il figlio nella visita della domenica. O la paziente che quasi non muoveva le mani e che l’ultimo giorno prima di essere dimessa ha voluto seminare quattro semi di melone prendendoli in mano con grande difficoltà ma con tanta determinazione.
Siamo partiti così ma nel frattempo un grande giardino con rosse aiuole rialzate, accessibili alle carrozzine, veniva finalmente costruito;  adesso dentro ci sono insalate e zinnie, salvie e digitali, rudbeckie e pomodori  allegramente mescolati perché ci piace non fare differenza tra orto e giardino e apprezzare la diversità delle forme e dei colori che fanno arrivare le farfalle a decine in questi giorni di grandi fioriture.  Una piccola serra per il lavoro nelle stagioni intermedie corona il giardino  e accoglie chi vi entra; 2 meli spiccano alle estremità e dai peri a spalliera si potranno raccogliere i frutti anche da una carrozzina; corolle stupende,  piante profumate e foglie vellutate risvegliano tutti i sensi.
E giovedì 11 luglio, dopo tante vicissitudini, siamo arrivati all’inaugurazione.
Lavorare la terra, dice Pia, è come trasformare la mente.  Tutto è pronto, per pazienti, medici, psicologi, fisioterapisti, nel primo giardino interamente progettato per i pazienti ricoverati per neuroriabilitazione, all’IRCCS San Camillo, al Lido di Venezia.   Il Giardino per rivivere sarà un laboratorio splendido e accogliente in cui scavare, seminare, innaffiare, sporcarsi le mani e i vestiti, sentirsi parte di un processo che connette la nostra vita a quella di altri organismi viventi. Ogni aiuola fiorita, ogni seme che germinerà, ogni frutto che sarà raccolto porterà con sé il lavoro di una persona che si sentirà arricchita, più sicura e in grado di guardare al domani con un po’ di speranza in più. Sarà un giardino né perfetto né bellissimo ma accogliente e prezioso per chi, entrando, prenderà una paletta in mano e troverà il proprio angolo in cui seminare un pezzetto del proprio futuro senza pressioni, tempi e obblighi al di là di quelli che le piante richiedono e che, non a caso, si adattano tanto bene alla nostra vita.
Tina Righetto e Francesca Meneghello

Da La Nuova Venezia

Gardentherapy, inaugurato al San Camillo al Lido il primo giardino terapeutico

Nel parco dell’IRCCS San Camillo di Venezia è nato un giardino, unico in Italia, che è un vero strumento terapeutico, riservato a gli ospiti della struttura lidense. Inaugurato dal patriarca Moraglia

VENEZIA. Ordine, armonia, bellezza. E poi colori, profumi, emozioni. Sono molte le sensazioni suscitate dal giardino terapeutico inaugurato nel parco dell’Istituto di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico (IRCCS) Ospedale San Camillo del Lido di Venezia. Si tratta di una novità assoluta nel panorama della sanità italiana; è infatti il primo giardino terapeutico in Italia pensato specificamente per i pazienti ricoverati in neuroriabilitazione.
Già nei giorni scorsi gli ospiti ricoverati nella struttura hanno iniziato le prime attività di garden therapy, all’interno del percorso di terapia occupazionale, accompagnati dai medici e dagli operatori dell’ospedale. Il giardino è infatti accessibile ai pazienti in carrozzina o con disabilità fisiche, i quali, grazie a speciali vasche per giardinaggio create appositamente, possono partecipare attivamente alla semina, alla cura delle piante e alla raccolta dei frutti.
Non si tratta però solamente di un’attività di tipo fisico. Il vantaggio maggiore deriva infatti dal contatto con una varietà di piante e fiori scelti accuratamente per stimolare la vista, l’olfatto, il tatto, risvegliando perciò i sensi e con essi i ricordi e le emozioni. Il giardino va quindi a stimolare le vie del benessere, permettendo al paziente di entrare in equilibrio con la natura e con i suoi ritmi, con ripercussioni positive sulle terapie che vengono prestate nei reparti dell’ospedale.
Il progetto è stato donato da Paolo Sgaravatti, architetto paesaggista, e da Benedetta Piccolomini, garden designer di grande esperienza, nominati, nel corso della cerimonia di inaugurazione, Ambasciatori della Fondazione di Ricerca in Neuroriabilitazione San Camillo Onlus. “Voglio anzitutto ringraziare Paolo Sgaravatti e Benedetta Piccolomini per quest’opera importantissima, che impreziosisce non solo la nostra struttura ma anche il Lido e l’intera città di Venezia”, ha spiegato il Direttore Generale dell’IRCCS Ospedale San Camillo, dr. Francesco Pietrobon. “Siamo inoltre contenti che oggi siano qui con noi coloro che hanno creduto in quest’opera, la Confraternita del Calieron, la Fondazione Only the Brave, ma anche tante singole persone che hanno dato il loro contributo spontaneamente, dandoci la fiducia e la forza necessarie per arrivare a questo importante traguardo. Se oggi i nostri pazienti possono toccare con mano questo splendido giardino, lo dobbiamo prima di tutto a loro”.
Al taglio del nastro era presente anche il Direttore Generale dell’ULSS 12 veneziana Dott. Giuseppe Dal Ben, al suo primo incontro con la realtà del San Camillo. L’opera ha ricevuto la benedizione del Patriarca di Venezia mons. Francesco Moraglia, che prima di visitare il giardino ha celebrato la Santa Messa nella chiesa dell’Istituto e incontrato i pazienti con i loro familiari. Il Patriarca, nel ricordare la figura e la storia di San Camillo, ha sottolineato quanto sia importante la bellezza per chi si trova nel momento della malattia, anche come terapia utile a recuperare le relazioni con gli altri. L’inaugurazione è stata infatti inserita all’interno delle celebrazioni che aprono l’anno dedicato al quarto centenario della morte di San Camillo de Lellis (1550-1614), patrono universale dei malati, degli operatori sanitari e degli ospedali.
11 luglio 2013